La democrazia delle emozioni

La democrazia delle emozioni

 Rubriche - Oltre il mercato

di Luigino Bruni

pubblicato su Città Nuova n.07/2016 di luglio 2016

Giovani musicisti ridL’arte, la musica, la letteratura, le scienze umane sono molto importanti per la felicità delle persone, soprattutto per gli anziani e per chi soffre di disturbi depressivi. Saper suonare uno strumento, gustare una sonata di Chopin, dipingere o farsi amare da un dipinto di Paul Klee, frequentare musei, scrivere e leggere poesia, aumentano il benessere, riducono le spese sanitarie, fanno vivere più a lungo. Sono questi i risultati di un convegno all’università del Wisconsin, al quale ho partecipato nel mese di maggio. 

Perché, allora, un po’ tutti i governi  occidentali stanno riducendo lo spazio dell’educazione artistica, musicale e delle humanities in tutte le scuole di ordine e grado? Perché si continua a pensare che sia più importante l’informatica di saper suonare uno strumento, l’inglese più della letteratura? Poi, magari, veniamo a sapere che la Cina, che in passato aveva combattuto il confucianesimo come il primo male di un Paese feudale, ha da poco reintrodotto il confucianesimo nelle scuole; o che in Corea c’è una grande crescita di educazione musicale nei bambini e nei giovani. E la ragione è semplice: pragmaticamente, questi popoli asiatici stanno capendo che le persone senza una formazione etica e spirituale sono emotivamente molto fragili e non sono abbastanza creative.

La creatività, infatti. Se ne parla dappertutto. Insieme a “innovazione” è la parola d’ordine del nostro capitalismo. Ma si dimentica, drammaticamente, che la creatività di primo livello, diversamente da quella applicativa di secondo livello, non si impara a scuola, tanto meno nelle scuole per “creativi” o nelle business school. Fiorisce quando i bambini e i giovani crescono circondati dalla bellezza, dalla gratuità, dalla natura, immersi in valori alti non usati a “scopo di lucro”. La letteratura, l’arte e la poesia sono essenziali, poi, per formare nei giovani le emozioni e i sentimenti più profondi e grandi. Impariamo a indignarci per il male e a volere il bene, quando ci raccontano le prime favole nella culla, e poi con la letteratura, la storia, le poesie più belle. È con il codice dell’anima che scriviamo la grammatica delle azioni sociali più importanti.

Un popolo i cui bambini sono cresciuti da tv e videogiochi, dove le emozioni più grandi Varsavia Sinagoga Ghetto Esterno ridsono quelle di mostri a 4 teste o delle storielle banalissime delle nuove telenovele per pre-adolescenti, diventa presto un popolo senza anima civile e democratica, e può svegliarsi un giorno dentro una tecnocrazia meritocratica che governa un mondo senza democrazia. Senza che nessuno l’abbia voluto né cercato, cresciuto nella nostra distrazione, mentre ci intrattenevamo a imparare l’inglese e l’informatica. Cose utilissime, purché non sostituiscano Beethoven e Leopardi.

Eschilo con la tragedia I persiani riusciva a far commuovere gli ateniesi per il pianto di donne che loro stessi avevano reso vedove uccidendo in guerra i mariti. Senza questa specifica educazione delle emozioni non sappiamo piangere più per le vittime nostre e degli altri. Un giorno passeremo per il ghetto di Varsavia ascoltando musica mentre rispondiamo a qualche messaggio con lo smartphone, perché non avremo più il repertorio emotivo per riuscire a vedere i luoghi e la storia. Per “rivedere” il ghetto e i suoi 450 mila ebrei deportati e uccisi, c’è bisogno di un’anima coltivata, di un’interiorità ancora capace di soffrire per un mondo sbagliato, di entrare nella sinagoga e piangere per la vergogna e per il dolore per azioni fatte da sconosciuti ad altri sconosciuti. Per sentire le ferite di tutta l’umanità. Ma per vergognarsi e piangere così, c’è bisogno dell’anima – niente di più, niente di meno.

Nel passato erano la natura, con la sua vita e le sue leggi eterne, la pietà popolare degli anziani e delle mamme, la guerra dei nonni e dei padri, a formare negli uomini le emozioni giuste, che ci fecero capaci di inventare la democrazia e i diritti. Oggi ci resta quasi soltanto l’arte e la poesia: non priviamo i nostri giovani di questo immenso patrimonio che può ancora salvarli.

Tutti i regimi hanno cercato di eliminare la formazione umanistica (o l’hanno ridotta a propaganda). Anche l’impero capitalista sta compiendo la stessa operazione, ma è abilissimo a non farcene accorgercene. Sta in questa distrazione di massa molta della sua forza e la sua capacità di manipolare la politica, l’educazione, le nostre coscienze.


Stampa   Email

Articoli Correlati

Il paradosso del “grazie”

Il paradosso del “grazie”

Quale modello di sviluppo?

Quale modello di sviluppo?

L'EdC oggi: sfide e prospettive

L'EdC oggi: sfide e prospettive

Dalla finanza speculativa un aiuto al microcredito

Dalla finanza speculativa un aiuto al microcredito

Le condizioni per un accordo strategico

Le condizioni per un accordo strategico

Profitto o bene comune?

Profitto o bene comune?