Può una banca essere buona?

Come dare valore alla finanza in crisi - C'è un bisogno urgente di riportare il risparmio di tutti all'economia civile. Un commento dell'economista Luigino Bruni sui 15 anni di Banca Etica

di Luigino Bruni

pubblicato su Pagina99  il 7/03/2014

Questi anni difficili ci stanno mostrando quanto la finanza sia importante per le imprese, per l’economia, per il lavoro. Per la vita. La sua crisi ne sta rilevando, con una intensità inedita, il suo ruolo essenziale per il ben-vivere sociale.

Dalla storia e dalla cronaca sappiamo che quando le banche non ci sono o si “ammalano”, il vuoto lasciato da esse non viene riempito dalla solidarietà o da cose buone ma dalle molte e sempre nuove forme di usura, e quindi di miseria, oppressione, disumanesimo.

 L’avventura di Banca etica è allora principalmente un messaggio di speranza rivolto alla finanza e alla banca, e quindi alla società civile, un messaggio che ha diverse declinazioni, tutte importanti. Innanzitutto ci invita a prendere coscienza che dalle crisi, soprattutto dalla nostra, non si esce solo criticando la finanza capitalistica, ma dando vita a finanza e banche diverse.

Quando la banca tradisce la sua funzione fondamentale di consentire l’accesso al credito cittadini e imprenditori, si spezza una delle corde portanti il patto sociale, si inceppa la catena di trasmissione del sociale, entra in blocco il sistema produttivo e civile. Non a caso i medioevali chiamavano con fides sia la “fiducia” che la “corda”, perché avevano appreso dalla sofferenza delle guerre e dalla fame che la prima corda che ci tiene assieme è la fiducia, e che il credito (credere) è la prima espressione civile di quella fiducia-fides.

L’umile ma grande storia della finanza etica (almeno di quella vera) ci sta poi mostrando le varie dimensioni dei valori sono tutte legate tra di loro, e si reggono solo assieme: un valore economico che non nasce dai valori della gente, prima o poi si rivela solo disvalore etico e quindi economico-finanziario, che finisce poi per erodere i valori della persona, della comunità, del lavoro, della vita.

Nelle economie di mercato i momenti di svolta di paradigma economico-sociale sono stati preceduti, favoriti e accompagnati da innovazioni bancarie e finanziarie: i Monti di Pietà, le casse rurali, le casse di risparmio, le banche cooperative e popolari, finanze per lo sviluppo, innovazioni che fecero da starter nei grandi processi di cambiamento.

E’ quanto servirebbe oggi alla nostra economia. Da troppi decenni il sistema finanziario capitalistico si è avvitato su se stesso, in una forma di autismo nato dalla ricerca insana di rendite crescenti, favorite dal vuoto della politica globale. I risparmi delle famiglie finiscono, spesso senza alcuna intenzionalità e a loro dispetto, a finanziarie gli intrecci più opachi tra le varie facce del nostro capitalismo: alcune pulite, altre molto meno, alcune impresentabili.

Oggi le banche tradizionali finanziano anche, e in certi ambiti soprattutto, settori demeritori che non solo non creano lavoro ma ne creano di cattivo o di pessimo: pensiamo a quanti miliardi di euro, frutto di lavoro e spesso di valori, finanziano in Italia l’azzardo, con una connivenza ambigua delle istituzioni, e nel nostro silenzio colpevole.

C’è allora un bisogno vitale, urgente, profondo di riportare i risparmi delle famiglie, e quindi del lavoro (di ieri), nei luoghi della produzione civile, del lavoro buono. La Banca etica oggi sarà capace di contagiare e orientare la finanza di tutti verso la creazione di buon lavoro e buona ricchezza se continuerà e intensificherà il suo lavoro culturale e civile, mettendosi a capo di un movimento di cittadini che con la virtù civile dell’indignazione chiuderanno conti correnti in banche non degne dei loro valori e li apriranno in altri luoghi, con creatività e coraggio nuovo (un esempio è la campagna di “bank mob” promossa dai giovani di “Economia e felicità”).

Il campo della finanza è il campo della nostra vita. Niente di più, ma niente di meno. Negli ultimi decenni non ce ne siamo occupati, e lo abbiamo lasciato agli analisti. Durante questa nostra disattenzione il campo si è infestato di parassiti e di insetti. Banca etica ha contribuito, con i fatti e con le idee, a difendere alcune zone dall’invasione, ma i parassiti e gli insetti ronzano forte alle frontiere. Potremo salvare questi luoghi dell’umano, ed estenderne la superficie, se Banca etica continuerà ad essere molto più di una banca, e racconterà un altro capitalismo e un’altra vita.


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