Il mondo ha bisogno di grandi sogni

 Intervista a Luigino Bruni nell'ambito del dossier "Superstizione e dintorni"

di Laura Pisanello

pubblicato su Il Messaggero di Sant'Antonio,  gennaio 2015

Logo Messaggero SAntonioLuigino Bruni è docente di economia politica all’Università Lumsa di Roma. Fu sollecitato da Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, a «dare dignità scientifica» a Economia di Comunione. È autore di numerosi volumi e di saggi in cui partendo dalla Bibbia fornisce chiavi di lettura per il mondo di oggi.

Superstizione, cartomanzia… possono togliere libertà all’uomo?

Certo perché – per usare il linguaggio biblico – sono espressione di «culti idolatrici», e tutti gli idoli hanno come scopo il legare gli uomini e il renderli schiavi e servi. Il grande messaggio biblico sull’idolatria è molto semplice: gli idoli vanno eliminati.

Eppure, la Bibbia ci parla di divinazione: per esempio, lei si è occupato di Giuseppe che interpreta i sogni nella Genesi.

La vocazione di Giuseppe, la sua vita e la sua giovinezza furono segnati in negativo dal fatto di aver ricevuto il «dono dei sogni». Giuseppe sognava, raccontava i sogni, fu gettato in una cisterna dai fratelli invidiosi, venduto e condotto in Egitto. Rinchiuso in carcere (perché era stato onesto), vide due funzionari che erano tristi e interpretò i loro sogni. Uno di questi, il coppiere, si ricordò di Giuseppe quando il faraone fece dei sogni cupi con le vacche grasse e le vacche magre che i divinatori d’Egitto non riuscivano a interpretare. Giuseppe venne chiamato e disse una frase molto bella: «Non io, ma Dio darà la risposta per la salute del faraone». Qui inizia, secondo me, una fase nuova per l’umanità che è quella della profezia e non della divinazione. C’è sempre stato nell’umanità chi tende a utilizzare doni, talenti, tecniche per poter manipolare le persone, ma la Bibbia è molto dura verso queste figure. Il Dio biblico libera da queste cose.

Perché oggi non abbiamo più grandi sogni?

Non abbiamo più sogni perché la scienza ci ha «disincantati». Il mondo antico aveva più registri per accedere alla realtà: uno di questi era il sogno. L’uomo antico è simbolico, non gli basta il mondo che vede, vuole l’invisibile. Oggi ci mancano anche interpreti dei sogni che svolgano questo ruolo per gratuità. Ho una grande stima delle guide spirituali, di persone sagge che, per vocazione, accompagnino il prossimo a capire la propria strada, da cui andare magari durante una crisi o quando si ha un sogno grande, un grande progetto da realizzare. Mancano «interpreti dei sogni» per vocazione (e non per mestiere). Il mondo educativo (scuola, università) dovrebbe essere molto più popolato a persone sagge che sanno ascoltare i giovani e interpretare i loro sogni per gratuità.

La poesia, la bellezza possono essere risposte alla diffusa paura del futuro?

La poesia e tutta l’arte vera non fanno altro che ricordarci che non siamo noi i padroni della nostra vita. Ci sono dimensioni come la bellezza, la poesia che apparentemente non «servono» ma hanno un valore intrinseco, ricordando «l’eccedenza» del mondo rispetto all’utile e quindi sono profondamente legate  alla speranza.  Se vogliamo avere, in futuro, una generazione di persone capaci di vita spirituale, e non solo di clienti o consumatori, dobbiamo instillare nei giovani il senso della poesia, della bellezza e dell’arte. Il formare una generazione, dopo la nostra, ancora capace di grandi sogni dipende dall’educazione che oggi siamo in grado di dare ai giovani.


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